LA KRAŠKA HIŠA A ŠTANJEL (SLOVENIA) : UN ESEMPIO DELL'USO DELLA PIETRA PER IL RECUPERO DELLE ACQUE METEORICHE The Kraška Hiša at Štanjel, Slovenia:
Sergio Gnesda Sul Carso/Kras, altopiano del retroterra di Trieste, cosě come nell’Istria vicina, la pietra calcarea é alla base di tutte le costruzioni in muratura. Non solamente i muri, i tetti, i pavimenti, gli infissi delle porte e delle finestre sono in pietra scolpita ma lo sono anche le grondaie, i pluviali di discesa delle acque e le cisterne. A Štanjel (San Daniele del Carso), villaggio del comune di Komen (Comeno) della regione Primorska, Slovenia, si trovano delle pietre scolpite a forma di ganci infilate, subito sotto l’orlo del tetto, nelle pareti di parecchie case del paese (1). Queste pietre, in calcare del Carso, servivano e servono ancora a sostenere le grondaie, scolpite anche loro nel calcare.
LA KRAŠKA HIŠA Un esempio dell’uso della pietra per il recupero delle acque pluviali ci é fornito dalla Kraška Hiša (Casa carsica), una vecchia casa del paese che oggi ospita un piccolo museo etnologico. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, é stata restaurata nel 1973 dall’Istituto per la protezione dei monumenti di Gorica (Nuova Gorizia) (Slovenia)
L’edificio, con il tetto in piastre di calcare, le sue grondaie, il canale di discesa e la contigua cisterna testimoniano dell’importanza che aveva l’acqua per le popolazione del Carso (2).
Nella stessa via dove si trova la « Casa carsica » sulla facciata di una casa si possono osservare delle grondaie in pietra sostenute da ganci in pietra.
In un giardino di Lokev e nel villaggio di Štanjel si possono trovare degli elementi terminali di discesa delle acque pluviali tagliati nel calcare del Carso.
LA CISTERNA La struttura geologica del Carso, dove la terra é rara sopratutto in superfice, fa si che praticamente i pozzi non esistono. Bene prezioso, l’acqua era conservata in bacini superficiali, dei punti d’acqua (in sloveno locale : kaluža, lokva, lokev) (3) aventi il fondo rivestito di pietre o argilla, in alcuni casi raccolta da piccole sorgenti (spesso situate all’interno di grotte). L’aumento della popolazione e della conseguente domanda d’acqua, spinse gli abitanti a raccogliere e conservare l’acqua piovana nelle cisterne adottando le soluzioni ed il sapere delle cittadine vicine dell’Istria veneta. La parola štirna, che identifica la cisterna nello sloveno locale (4), deriva dalla parola italiana cisterna. Per la forma e lo stile della vera da pozzo circolare, gli abitanti adottarono lo stile veneto. (5). Per quanto riguarda le cisterne comunitarie (sloveno locale: komunske štirne) (6), l’acqua veniva raccolta dai tetti delle case vicine, ma anche dai rilievi vicini con delle condotte in pietra tagliate a forma di U. Per il caso delle cisterne private, che si trovavano nel cortile di proprietŕ familiari, l’acqua proveniva solamente dai tetti e da superfici lastricate. Sulla vera da pozzo delle cisterne spesso si scolpiva l’emblema o lo stemma della famiglia e l’anno della costruzione. La vera da pozzo della cisterna della Kraška Hiša di Štanjel, la vera da pozzo, formata da sei elementi identici, é piů antica di due altre che abbiamo visto (una nel giardino Ferrari (7) e l’altra nel cortile di una casa situata ad un centinaio di metri), che datano rispettivamente 1755 e 1882 (8). Grandi lastre di pietra lunghe piů di tre metri, disposte su due anelli sovrapposti e aventi un’inclinazione molto marcata verso l’esterno, formano la volta in aggetto. Il peso delle lastre superiori e della vera produce una spinta verso il basso che si esercita sulla parte a sbalzo delle lastre . Se le grandi lastre sono disposte strettamente a contatto, questa spinta verticale verso il basso genera una spinta laterale sul piano orizzontale che stabilizza l’insieme delle lastre dello stesso piano. La stabilita aumenta nel caso di lastre molto pesanti o di pesanti contrappesi sulla coda (parte esterna piů esterna) delle lastre. Se l’inclinazione delle lastre verso l’esterno rimane significativa anche dopo la stabilizzazione, il rischio di collasso é scongiurato.
La puleggia ed il verricello in ferro, che permettono di far risalire piů facilmente il secchio sembrano essere quelli di prima della guerra. Se rispetta le tradizioni, l'altezza della vera da pozzo deve essere identica al suo diametro. Si noti la presenza di due pilastri in ferro appartenenti ad una struttura preesistente che sosteneva un lungo verricello di cilindrico in legno. Il pozzetto d’ispezione [« E » nella disegno schematico] prima dei lavori effettuati nel 2002 era molto vicino alla discesa e in origine non esisteva proprio, in quanto le grondaie, le condotte di discesa e le condotte di scarico erano pulite periodicamente, secondo un calendario prestabilito, dagli abitanti che beneficiavano dell’acqua. La condotta di scarico é tagliata a forma di U in un solo blocco e parte dal bordo della base della condotta di discesa per arrivare alla cisterna; era coperta da piastre di pietra di uno spessore di circa 7 centimetri. Lo strato d’argilla « I » ha due funzioni : impermeabilizzazione della parte interna per evitare la fuga dell’acqua raccolta e isolazione dall’esterno impedendo l’infiltrazione di residui d’acqua domestica maleodorante che ne avrebbero potuto causare l’inquinamento. I lavori di pulizia dell’interno e di manutenzione e ripristino dell’esterno hanno avuto luogo nel 2002. In quell’occasione si é estratta la grande quantitŕ di sassi gettati all’interno dai visitatori e le foglie e la terra portate dalla bora (9).
LE GRONDAIE IN PIETRA Molte case dei villaggi del Carso portano ancora le tracce di queste grondaie di pietra. Nel villaggio di Zolla / Col (Italia) abbiamo avuto l'opportunitŕ di constatare che le grondaie di una casa erano giŕ scomparse prima del 1920, e questo in base alla data di un quadro che rappresenta la casa con i ganci posti sotto la gronda del tetto.
I canali che raccoglievano l'acqua piovana per veicolarla fino alla cisterna potevano essere formati da diverse sezioni ad U collegate insieme. Ai margini del villaggio di Gropada / Gropada (Italia), in un luogo piů o meno abbandonato, sono ammucchiati diversi tronconi di canalette. Esse alimentavano la grande cisterna Ciganka (vera da pozzo di quattro metri di diametro e vasca circolare sottostante di otto metri), svuotata, pulita e restaurata nel 2011. Sembra evidente che qualcuno ha lavorato due elementi, depositati e/o abbandonati per riutilizzarli.
TETTI COPERTI CON LASTRE D’ARDESIA E GRONDAIE IN PIETRA IN FRANCIA Grondaie in pietra in relazione con tetti coperti da lastre d’ardesia Nel 1974, Françoise Thinlot ne segnalava l’esistenza nella Borgogna settentrionale « Anche le canalette, quando esistevano, avevano come scopo principale l’alimentazione delle cisterne. Notiamo che sono apparse principalmente nel nord, sugli altopiani e nell’Auxois, dove l'acqua scarseggia. Queste grondaie furono intagliate in blocchi di pietra che erano generalmente appoggiate su dei ganci ad una certa distanza dal tetto lungo la parete sotto la gronda.. Anche il canale di discesa era costituito da canalette intagliate in pietra. Questo sistema ha chiari vantaggi di robustezza ed estetica rispetto allo zinco. Formavano una specie di cornice sporgente o fascia. Escludendo alcuni ganci, oggi sono ormai praticamente scomparsi " (10).
Altri esempi sono segnalati nel Larzac
NOTE (1) Data la loro forma, in italiano sono chiamati « ganci – corna in pietra », e in sloveno locale « nosilec / kamnite kljuke ». (2) L'insieme é segnalato dal prof. Borut Juvanec nel suo libro Arhitektura slovenije 5 - Vernakularna arhitektura, Kraški Svet / Architecture of Slovenia 5 - Vernacular architecture, the Karst, edito nel 2012 (pp. 116-117). (3) Kal in sloveno. (4) Vodnjak in sloveno. (5) La cittŕ di Venezia ha ancora all’incirca 250 cisterne pubbliche nelle quali le vere da pozzo sono intagliate nella pietra bianca dell’Istria- il calcare-simile a quello del Carso. Le inchieste fatte su campioni di zone di cittŕ e su alcune centianaia di corti interne dimostrano che le cisterne aventi vere da pozzo scolpite sono almeno 2500. Quelle pubbliche sono 256 pari ad 1/10 del presunto totale. Negli anni 1857-1858, l'ingegnere municipale in capo Giuseppe Bianco realizzo’ una inchiesta generale sulle cisterne esistenti in cittŕ.. C’erano 6046 cisterne private, 180 pubbliche e 556 giŕ interrate. Purtroppo, questo patrimonio si impoverito enormemente nel XVIII° e XIX° secolo, perché molte vere dapozzo, sia pubbliche che private, furono trasportate sul continente (NB : Venezia é un’isola) e all’estero. (6) Skupni vaški vodnjaki in sloveno. (7) Giardino creato dall’architetto-urbanista Max Fabiani negli anni 1920 per la villa di Enrico Ferrari, medico di Trieste. (8) Sul Carso si trovano le cisterne aventi la vera da pozzo formata da due, quattro, o sei elementi e adirittura da un solo elemento (vera da pozzo monolitica). Solamente le vera da pozzo piů prestigiose sono state scolpite in un solo blocco di calcare. Pero’ le cisterne situate in periferia della cittŕ di Trieste, tutte in una zona d’arenaria (pietra molto piů tenera e piů facile da scolpire), la vera da pozzo era scolpita di solito in unico pezzo. (9) Vento forte ell’altipiano del Carso, di Trieste e della parte settentrionare della Dalmazia insulare e costiera. (10) Françoise Thinlot, Maisons de Bourgogne, Hachette littérature, 1974, p. 34. Per stampare passare in formato orizzontale © Sergio Gnesda - CERAV Riferimenti da citare / To be referenced as : Sergio Gnesda page d'accueil sommaire publications
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